Comunicato Stampa per l’8 marzo

Siamo ancora qui oggi per constatare che purtroppo poco è cambiato, che la strada è ancora lunga.

La violenza viene ancora rappresentata e accolta attraverso la responsabilità della donna che la subisce.

La violenza l’abbiamo fatta uscire dalla porta di casa, abbiamo steso i “panni sporchi “così che tutti potessero vedere, l’abbiamo tolta dalla dimensione privata ed intima per farne qualcosa di cui tutti e tutte dovessero farsi carico, ne abbiamo fatto qualcosa di scomodo, che disturba, che esce dall’esigenza storica, culturale e patriarcale del silenzio e della sopportazione, a NOI DONNE connaturata.

E infatti continuiamo ad essere NOI ad “andarcela a cercare” o perché percorriamo strade buie vestite come vogliamo, o perché non ci proteggiamo da sole con denunce e querele, o perché lo proviamo a fare ma lui non ci ha mai picchiate, non ci ha mai lasciato un livido e quindi non siamo credibili e ci viene detto: “signora erano meglio le botte” , oppure perché siamo una PM condannata per essersi opposta alle molestie.

La credibilità continua ad essere per le donne un’utopia perché siamo più credibili nel ruolo che anni di patriarcato ci ha costruito intorno, sottomesse e concilianti, possibilmente madri. Possiamo scegliere di essere madri? Secondo la Ministra Roccella “PURTROPPO si” e noi lo sdegno di quel “PURTROPPO” ce lo sentiamo addosso come un’onta ad imbrattare quell’immagine  costruita per noi nel tempo.

Sbagliamo anche quando vogliamo proteggerli i nostri figli da padri che sono stati compagni e mariti violenti che si ricordano di essere padri solo per rivendicare quel diritto ancestrale alla genitorialità che sa di mero possesso e che nulla ha a che fare con l’amore e la reciprocità.

Qual è la speranza? La SPERANZA siamo noi, è questa piazza, le nostre voci e la nostra tenacia e caparbietà che ci fa uscire da quegli stereotipi ingombranti, che ci fa lottare per le nostre scelte e autodeterminazioni, che ci fa arrivare dove vogliamo e come vogliamo. CONTINUEREMO AD ESSERE “sassolini nelle scarpe”, la domanda scomoda a cui non si sa rispondere,  lo scompiglio di un colore accecante e la luce, quella che a volte da fastidio.

MA QUESTA E’ LA NOSTRA FORZA E NESSUNO PUO’ TORGLIERCELA.

 

Orphan of femicide invisible victim

Cos’è il femminicidio?